Valorizzare le risorse di Roma e del V Municipio in chiave turistica è il veicolo per creare una economia sobria e duratura in grado di sviluppare opportunità occupazionali e benessere per i cittadini.
Tra gli obiettivi di sviluppo dell’Ecomuseo è possibile individuare:
- la valorizzazione delle risorse culturali storiche ed archeologiche per creare valore aggiunto per il territorio, la rete dei servizi commerciali e di accoglienza, finalizzati a promuovere l’imprenditoria locale e l’occupazione, per migliorare i servizi ed il decoro urbano.
- immaginare il Comprensorio Casilino ed il settore sud-est di Roma quale punto di approdo per i turisti che intendono soggiornare a Roma, utilizzando le risorse di Villa dei Gordiani, del Mausoleo di Sant’Elena e delle Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro dei “cornerstone” da cui far spiccare percorsi culturali inediti, capaci di offrire una prospettiva nuova di lettura della città ai turisti e nuove opportunità culturali ai residenti.
Da questo punto di vista, tra i documenti programmatici di riferimento per l’Ecomuseo, si può senz’altro annoverare il progetto interregionale “Via Francigena – una nuova offerta turistica italiana”, già finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e realizzato nel 2005 dalla Regione Lazio congiuntamente con le altre regioni attraversate dalla Via Francigena.
Il turista ecomuseale non è semplicemente un persona di passaggio, ma un residente temporaneo. Ispirandoci a quanto indica chiaramente Hugues de Varine in molti suoi scritti, l’ecomuseo non può essere turistico in senso stretto. Da un lato il turismo deve essere una vocazione prodotta dalla comunità come specifica richiesta orientata allo sviluppo locale, ma allo stesso tempo, aggiungiamo noi, il turista di un contesto ecomuseale non può essere semplicemente un “passeggiatore”, ma deve diventae anche se transitoriamente parte del territorio stesso. In tal senso oltre alle forme standard di inclusione turistica, l’ecomuseo deve farsi portavoce di una visione che incoraggi:
- la condivisione dell’esperienza del residente temporaneo nel tessuto ecomuseale stesso; il suo punto di vista può e deve diventare foriero di arricchimento ed esso stesso può diventare parte del paesaggio ecomuseale attraverso le sue percezioni, storie e narrazioni;
- la ripetizione della visita, trasformando il turista in viaggiatore che torna nei territori ecomuseali per moltiplicare l’esperienza e il contributo alla sua crescita
- la residenza lunga, anche a scopo lavorativo, sia essa per ricerca, per piacere, per avvio di un’attività produttiva possibilmente declinata in ottica circolare e collaborativa
- la partecipazione attiva alla vita della comunità attraverso l’inclusione in percorsi di conoscenza reciproca, gemellaggio, scambio di residenza
- modalità di visita, fruizione, viaggio, consumo sostenibile, lento, responsabile
Servizi per il Comprensorio
I servizi che dovranno essere attivati sul territorio sono ispirati alla triangolazione sostenibilità, socializzazione, condivisione. È auspicabile la creazione di servizi (oltre quelli ricettivi) che rendano fruibili le risorse ecomuseali. L’Ecomuseo, da istituzione del/sul territorio diventa realtà che eroga servizi nel/dal territorio, creando così un sistema di erogazioni in grado di generare valore aggiunto immateriale (qualità della vita e socialità) e valore aggiunto materiale (microeconomia territoriale).
Tra i servizi proposti per mettere in connessione i servizi ecomuseali ed il patrimonio culturale ed ambientale, si evidenziano quelli legati alla ciclabilità ed al trasporto sostenibile, i servizi sportivi e ricreativi, di ristorazione e degustazione, di informazione e guida turistica. È necessario inoltre far leva sulla creazione di un sistema di agricoltura sociale diffusa (orti urbani, sociali, fattorie didattiche) che fornisca beni e servizi, con l’obiettivo della produzione a km0 almeno la metà del fabbisogno dei servizi di ristorazione ed accoglienza ed avviare percorsi di formazione ed avvicinamento all’arte agricola. Un prospettiva lungimirante che, da un lato consente di riallacciare i fili con tradizioni e saperi antichi propri del territorio, dall’altro di creare processi produttivi a filiera protetta.
Quello che segue è un quadro sinottico dei possibili sevizi che l’Ecomuseo Casilino potrebbe offrire nel quadro di una ridefinizione della missione turistico-culturale del territorio. Quando si parla di servizi offerti dall’Ecomuseo, non si parla di attività centralizzate nelle mani di un unico attore (segnatamente, il gestore dell’Ecomuseo Casilino) ma di una rete di offerte gestite da diversi attori (pubblici e privati) che in maniera plurale sviluppano progettualità di salvaguardia e valorizzazione del tessuto culturale, paesaggistico e ambientale del territorio.
Il Museo Diffuso:
un territorio aperto che ridefinisce il concetto di bene culturale negoziando tra il valore assoluto codificato nella norme e nei codici e quello relativo frutto dell’uso, del vissuto, del ricordato e del percepito; una rete di luoghi e una rete di racconti che sono fruibili solo abitando il territorio e confrontandosi con esso, una modalità di visita che diventa residenza temporanea che comporta, oltre al diritto della fruizione, il dovere del rispetto dei luoghi, delle comunità e dell’ambiente; un territorio che è museo in sé, in quanto paesaggio culturale in cui s’intersecano diversi livelli significanti, un palinsesto di narrazioni, monumenti, memorie, percezioni, fonti, documenti, tradizioni e pratiche che vivono e interagiscono quotidianamente col tessuto umano popola il territorio.
La Rete dei casali
un sistema museale nuovo, che mette in rete le sopravvivenza del paesaggio agricolo di Roma Est (Casale Ambrogetti, Casale Mengoni, Casale Rocchi, Casale di Vigna Silenti) trasformandoli in sedi di attività di formazione professionale, spazi per l’accoglienza e ristorazione a Km0, co-working, mercati contadini e mercatini artigianali;
Orti Sociali, Orti patrimoniali e fattorie didattiche
Sfruttare le aree verdi destinandoli alla coltivazione orticola, creando spazi di “patrimonializzazione” dell’agire agricolo attraverso la creazione di “particelle didattiche”, in cui giovani e anziani possano incontrarsi per favorire la trasmissione intergenerazionale di saperi popolari e locali, oppure “particelle tradizionali” in cui riprendere la coltivazione di specie vegetali un tempo presenti in quei luoghi. Sarebbe infine molto utile rigenerare il Casale Somaini creando un polo didattico specializzato nell’allevamento, in collaborazione con istituti agrari o università, per sviluppare un progetto di Fattoria Didattica integrata.
La Casa delle Culture
Un luogo di incontro aperto alla memoria ed alla sperimentazione espressiva. Uno spazio creativo che potrebbe accogliere una mediateca, una biblioteca, una sala di musica e registrazione ed un auditorio, una sala di incontri;
La Casa della Memoria
Uno spazio per raccontare storie di vita per tramandarne l’eredità e arricchire il luogo di racconti. Vi sarebbe un archivio a disposizione. La stretta connessione con le attività teatrali di quartiere favorirebbe un positivo interscambio.