Il saggio che segue, pubblicato all’interno del fumetto La Battaglia di Nikolay Pavlyuchkov, è frutto del lavoro della Dott.ssa Stefania Ficacci, responsabile del settore di ricerca sulla storia contemporanea dell’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros. La ricerca – condotta nel contesto del worskhop della Scuola Popolare di Tor Pignattara curato da Alessio Spataro che consentito la realizzazione del fumetto – ha portato alla ricostruzione di un periodo cruciale nella resistenza partigiana di Tor Pignattara e a ritrovare documenti preziosissimi. Di particolare rilievo sono quelli relativi al partigiano Giordano Sangalli, morto sul Monte Tancia il 7 Aprile del ’44 a soli 17 anni, fra cui una rarissima fotografia che finalmente da un volto ad uno dei simboli più vividi del quartiere.
Tor Pignattara e la Resistenza all’occupazione nazifascista
di Stefania Ficacci
Tra l’8 settembre 1943 e il 4 giugno 1944 gli eventi drammatici della lotta di liberazione dal nazifascismo attraversano le strade di questo quartiere che, per la sua posizione strategica rispetto al fronte di guerra posizionato sul Monte Cassino nell’area del basso Lazio, si trova ad essere la via di accesso principale per le truppe Alleate.
La via Casilina e la ferrovia Roma-Napoli per 9 mesi saranno le strade di passaggio di uomini e mezzi dell’esercito nazifascista, al fine di rifornire le truppe che combattono fra Cassino e Anzio, diventando presto bersaglio di bombardamenti e spezzonamenti da parte dell’esercito Anglo Americano. Infatti, dopo il bombardamento del 19 luglio 1943, che aveva colpito non solo lo scalo di San Lorenzo ma anche le stazioni Prenestina e Casilina provocando numerose vittime, il 13 agosto Tor Pignattara subisce un secondo, violentissimo, bombardamento che insiste sulla linea ferroviaria (colpendo quindi l’abitato del Borgetto degli Angeli) e la via Casilina (distruggendo la ferrovia delle Vicinali e provocando nuove numerose vittime).
L’importanza strategica del quartiere è ben avvertita dal Comando di Liberazione Nazionale (Cln). Per il partito comunista Tor Pignattara diviene il luogo di comando dell’VIII zona (che comprende Pigneto, Quadraro, Centocelle, Borgata Gordiani e Quarticciolo), le cui operazioni, militari e poliche, sono affidate a Luigi Forcella, Dante Sommaruga e Nino Franchellucci.
Si costituiscono quindi 3 Gruppi di Azione Patriottica (15 uomini in tutto), comandati da Valerio Fiorentini. Compito dei gap è principalmente quello di sabotare i rifornimenti dell’esercito nazifascista di Monte Cassino, assaltando i camion che transitano sulla Casilina.
Ma man mano che l’esercito Alleato avanza verso Roma, le azioni dei gap si estendono anche al soccorso e al nascondiglio di soldati Alleati sbandati o catturati e poi scappati dai campi di prigionia tedeschi.
Accanto al partito comunista operano un gruppo di uomini che si riconoscono nel partito d’Azione e nel partito socialista e che hanno come uomo di riferimento un medico del quartiere già molto noto alla popolazione: Nicolò Licata. Attorno a Licata – emigrato dalla Puglia e divenuto presto uno dei medici più amati dagli abitanti di Tor Pignattara – si costituisce una rete di medici e di militari che forniscono aiuto sanitario e morale alla popolazione civile, soccorso ai partigiani feriti negli scontri con la polizia italiana e tedesca (utilizzando la struttura sanitaria del Sanatorio Ramazzini, collegato all’ospedale Forlanini) e infine procurano lasciapassare per soldati Alleati e disertori dell’esercito fascista.
Parallelamente all’attività delle due formazioni politiche dirette dal Cln, l’attività di sostegno alla popolazione civile e di contrasto alla difesa nazifascista della via Casilina, operano alcuni gruppi che si riconoscono nella formazione comunista trotzkista di Bandiera Rossa.
Fra tutte va certamente ricordata la Banda Vincenzo Pepe, la cui base organizzativa si trovava nella trattoria della famiglia Pepe in via di Tor Pignattara e che raccoglieva l’adesione soprattutto della zona del Borghetto degli Angeli.
A sostegno dell’attività di queste formazioni non va dimenticato il ruolo degli abitanti di Tor Pignattara che, anche se non inseriti nelle formazioni politiche, hanno svolto una funzione insostituibile di assistenza e di aiuto.
Fra tutti certamente la figura del commissario di polizia Salvatore Maranto, che consentì una copetura quasi totale della popolazione e delle formazioni partigiane almeno fino al suo trasferimento nell’ottobre del 1943.
Tor Pignattara e la retata del 14 marzo 1944
Il trasferimento del commissario Salvatore Maranto dal commissariato di Tor Pignattara a quello di San Lorenzo nell’ottobre del 1943 rappresenta una svolta nella storia della Resistenza nel quartiere e, in generale, in tutta l’VIII zona.
Il trasferimento è l’atto conclusivo di un inasprimento del controllo dell’area da parte della polizia tedesca, che aveva ormai compreso quale ruolo Maranto svolgesse nei confronti delle formazioni partigiane, provvedendo alla sua sostituzione con il filonazista Armando Stampacchia.
Il cambiamento di atteggiamento della polizia italiana a Tor Pignattara si fa immediatamente evidente: il coprifuoco nell’VIII zona viene anticipato di un’ora, il controllo dei movimenti di persone e mezzi si fa più serrato, i rastrellamenti nelle abitazioni civili si svolgono con maggiore frequenza.
A febbraio del 1944, complice anche l’avvenuto sbarco ad Anzio delle truppe americane, la Gestapo concentra uomini e mezzi nella zona di Tor Pignattara, al fine di individuare e stroncare le forze partigiane.
E’ in questo momento che dal Cln arriva l’ordine di uccidere il commissario Stampacchia, ritenuto il maggior responsabile di quel clima di terrore che i tedeschi hanno potuto imporre alla popolazione e alle organizzazioni resistenti.
Dopo un tentativo fallito, il 4 marzo Valerio Fiorentini e altri gappisti si recano a casa del commissario, in piazza Ragusa, e lo uccidono.
L’atto è ritenuto dalla polizia tedesca un vero affronto. Forse grazie ad una delazione, la Gestapo individua i gap di Tor Pignattara e organizza una retata che porta all’arresto, il 14 marzo, di 9 uomini. 8 di loro (compreso Valerio Fiorentini) sono trattenuti in via Tasso e dopo dieci giorni di detenzione e di torture sono assassinati alle Cave Ardeatine.
Il Monte Tancia e la Pasqua di Sangue del 7 aprile 1944
Dopo la retata del 14 marzo il partito comunista ritiene indispensabile spostare i gappisti rimasti in altre zone di lotta, anche per sottrarli alla furia della polizia tedesca. Gli stessi Luigi Forcella e Nino Franchellucci sono inviati nella provincia di Rieti, sulle montagne sopra il comune di Leonessa.
Nel territorio è operativa la Brigata D’Ercole – collegata al Fronte militare clandestino – e comandata dal maggiore Carlo Baldassarri. Ad essa si uniscono i partigiani di Tor Pignattara e Quadraro trasferitisi da Roma, dando vita di fatto ad un’unica formazione partigiana denominata Brigata D’Ercole-Stalin, alla quale si aggregano soldati sbandati, ex prigionieri di guerra fuggiti dai campi della zona e renitenti alla leva.
E’ a questa formazione che si uniscono i giovanissimi Giordano Sangalli e i fratelli Franco e Bruno Bruni.
La Brigata ha il suo quartier generale sul Monte Tancia, vetta reatina dalla quale è facile controllare il transito di uomini e mezzi verso la città di Rieti. E’ negli ultimi giorni di marzo che, con l’aumento delle azioni di sabotaggio operate dalle formazioni partigiane sul Monte Tancia, il prefetto repubblichino di Rieti, Ermanno Di Marsciano, richiede l’intervento della polizia tedesca per ripristinare il controllo dell’area e piegare la popolazione civile ad una collaborazione con l’esercito nazifascista.
Nella notte del 31 marzo, nel territorio della Repubblica libera fra Cascia, Norcia e Leonessa, la polizia tedesca e fascista compie una massiccia retata che porta all’uccisione di 300 persone e all’arresto di 700 abitanti.
All’alba del 7 aprile un gruppo distaccato di uomini della formazione D’Ercole-Stalin, forse rimasti indietro per coprire la ritirate della formazione, cade in un assalto della polizia nazifascista.
Sono il gruppo dei giovani comandato da Bruno Bruni. Ci sono il fratello Franco, Alberto Di Battista, Giacomo Donati, Domenico del Bufalo e il più giovane Giordano Sangalli, unitosi alle formazioni partigiane perchè renitente alla leva. Muoiono tutti sotto il fuoco tedesco, in località Arcucciola.
Nel dopoguerra a Bruno Bruni, comandante di quel piccolo gurppo di giovani partigiani, è conferita la medaglia d’oro al Valor Militare.
Riferimenti
Per approfondire la storia della Resistenza nel quartiere di Tor Pignattara e la vicenda dei ragazzi del Monte Tancia si rimanda a:
S. Ficacci, Tor Pignattara. Fascismo e Resistenza di un quartiere romano
Franco Angeli 2007
G. Mogavero, I muri ricordano
Massari editore 2002
a cura di Anpi e INSMLI, Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia
www.straginazifasciste.it
Museo diffuso della Resistenza in Sabina