Quando uno spazio più o meno definito diventa un luogo? Generalmente quando allo spazio diamo un nome. Inizia così un processo di identificazione delle caratteristiche proprie di quello spazio, che lo rendono unico a chi lo abita e a chi lo visita. Dare un nome non solo definisce l’appartenenza del luogo ad una tradizione, ma ne determina molto spesso la storia: quel nome diventa un “topos”, ovvero un “luogo comune”, un termine convenzionale attraverso il quale una o più comunità riconoscono lo spazio definito.
La tradizione di “dare i nomi” alle strade è antica e riguarda principalmente un’esigenza pratica: l’amministrazione di un territorio. Ma la semplicità del processo non deve ingannare, poiché la costruzione (più popolarmente la scelta) del nome da dare al luogo è quasi sempre una pratica complessa, dialettica e piuttosto espressione di una conflittualità. Prima di pergamene e libri, i luoghi raccontano e conservano il complicato processo storico di definizione di un territorio e delle comunità che lo abitano.
Studiare la nomenclatura stradale è quindi un ottimo strumento per indagare un territorio e per conoscere meglio le comunità che lo abitano o lo hanno abitato. E’ una pratica che definiremmo ortodossa per lo storico che si occupa di ricerca in un Ecomuseo, perché nasce dalla necessità di “camminare” dentro i luoghi e trovare la chiave per orientarsi in una narrazione che vede l’ecomuseo come un complesso di luoghi da comprendere.
Da due anni il nostro responsabile della ricerca per la storia contemporanea Stefania Ficacci con la collaborazione della storica Vega Guerrieri e della botanica Rossella Mortellaro si stanno occupando di ricostruire il processo di definizione della nomenclatura stradale presente nei quartieri dell’Ecomuseo Casilino.
Più propriamente il progetto si occupa di analizzare l’odonomastica – intesa come il complesso dei nomi delle strade, piazze e aree abitate mediante uno studio storico-linguistico – che definisce micro aree urbane presenti nel Comprensorio Casilino (e nei quartieri che vi si affacciano) e ne testimonia la stratificazione culturale, sociale, economica e quindi storica. Dopotutto i nomi ci dicono più di quanto crediamo, poiché l’attività di “dare un nome alle cose” è fra le caratteristiche che ci distinguono dagli altri animali. L’esigenza di nominare e classificare diventa poi pratica ineludibile per chi fa ricerca. È, infine, un lavoro di appropriazione o riappropriazione del luoghi che abitiamo, perché restituisce alla comunità un senso di appartenenza ad una storia comune.
Obiettivo finale della ricerca è infatti quello di ricostruire un percorso fruibile via web, che accompagni il visitatore in un tour fisico o virtuale.
In occasione del Centenario della fine della prima guerra mondiale, il progetto ha mappato la prima micro area di studio, compresa fra Via Tor Pignattara, Via Casilina, Via dell’Acquedotto Alessandrino e Via dell’Aeroporto di Centocelle, ricostruendo l’odonomastica del “Il quartiere degli eroi del volo”, visitabile sul sito dell’Ecomuseo.
Ad oggi sono 3 le micro aree oggetto di studio, nel quartiere di Tor Pignattara, Centocelle e Quadraro.
Il progetto di ricerca è promosso dall’Ecomuseo Casilino ed è partito a giugno 2020 e prevederà, per le micro aree oggetto d’indagine, una mappatura di dettaglio, la realizzazione di schede di censimento, la costruzione dei percorsi e la disseminazione dei risultati presso le comunità locali. La prima fase del processo si concluderà a dicembre 2020, mentre le restanti fasi andranno avanti nel 2021 con analogo pattern di sviluppo.