Negli ultimi 10 anni c’è stato un deciso aumento della presenza turistica nella cosiddetta “periferia” di Roma. Un fenomeno che si è imposto grazie dall’attivismo di gruppi locali che, con finalità principalmente civiche e sociali, hanno sperimentato nuovi modelli di fruizione culturale fondati su un’idea di turismo etico, lento, responsabile, capace di creare un dialogo con il territorio, censurando comportamenti e modalità operative di tipo “estrattivo”.
Queste attività, negli anni, hanno intercettando un grande interesse, ponendo le basi per la nascita di un settore economico e produttivo totalmente nuovo, capace di essere un sicuro fattore di crescita sostenibile. Ma grazie a queste iniziative si è generato un effetto molto più importante, che riguarda direttamente le persone che questi spazi li vivono quotidianamente. Grazie a questo “interesse” e a queste iniziative, man mano si è cominciata a far largo la percezione che questi quartieri non erano “luoghi del margine”, come sempre erano stati descritti dai media e anche da certa politica, ma erano “luoghi importanti”, degni di essere visitati, riscoperti e valorizzati. Ciò ha determinato un deciso aumento del senso di appartenenza al proprio territorio, che ha generato un fiorire di iniziative che reclamavano attenzione e cura da parte delle istituzioni.
Parallelamente, e con sempre maggiore con forza, si è fatta strada in diversi settori (culturale, produttivo, intellettuale e politico) della città di Roma e dell’Italia intera, l’esigenza di immaginare una proposta turistica diversa, capace di superare quella massificante e predatoria. A livello internazionale il dibattito ha prodotto il Codice mondiale di etica del turismo dell’UNWTO, che in modo inequivocabile traccia la strada per un settore che nel corso del tempo ha mostrato da un lato effetti collaterali nefasti su società e territori, dall’altro ha evidenziato una fragilità strutturale dovuta all’approccio esclusivamente estrattivo e quantitativo.
Secondo il nostro punto di vista sono proprio le esperienze “di periferia”, a cavallo tra attivismo e socialità, che possono indicare una strada possibile per immaginare una nouvelle vague del turismo capitolino. Questi esperimenti, infatti, si sono distinti per una proposta immersiva, la modalità lenta di fruizione, rispettosa dei luoghi e il rifiuto di un approccio esotizzante. Parliamo di una forma di turismo che per ispirazione e modalità operative ha anticipato tutte le più recenti disposizioni in merito al turismo etico e responsabile.
Nel corso degli anni questa proposta turistica radicalmente nuova è stata capace dapprima di coinvolgere un’utenza di nicchia, per poi allargarsi a un’utenza più indifferenziata, mostrando anche il suo potenziale in ambito economico.
L’Ecomuseo Casilino è stato il precursore di questo modello e, facendosi portavoce di altre iniziative che il territorio ha saputo esprimere, intende avviare la sperimentazione di un esperienze turistiche nuove, che tengano conto delle specificità dei luoghi e proponga un approccio consapevole, etico e non estrattivo che invita il visitatore ad abitare (anche se per poco) il territorio e non solo ad “attraversarlo”.
Nasce così il progetto Passaporto per l’Ecomuseo Casilino, una proposta progettuale che integra esperienza e ricerca offrendo una serie di residenze temporanee rivolte a diversi di target di visitatori e incontri di approfondimento e formazione con esperti sul tema del turismo e sviluppo locale. L’idea è quella di creare un titolo virtuale di residenza temporanea che offra al visitatore una conoscenza densa del territorio, grazie a una curatela dell’esperienza che consenta il massimo coinvolgimento e che richieda ai partecipanti di non pretendere solo “diritti”, ma di assumere anche doveri verso il luogo che li ospita.
Sono previste quattro residenze che saranno preceduto da una call pubblica per selezionare i destinatari della sperimentazione e che prevedono una curatela profilata sulle esigenze e caratteristiche dei target. Gli incontri, invece, coinvolgeranno esperti della materia e operatori, mentre l’attività di formazione sarà rivolta alle guide turistiche della Capitale.
Il Passaporto per l’Ecomuseo è un modello di fruizione turistica lontano da quello “mordi e fuggi” che strangola il centro della nostra città, capace di contribuire alla crescita culturale dei partecipanti, garantendo mutuo rispetto, l’arricchimento del patrimonio culturale locale, il rispetto dei lavoratori e stakeholder coinvolti.
Il Passaporto per l’Ecomuseo prova a declinare una proposta di sviluppo locale non predatoria e non massificata, che verifica la possibilità di un turismo non estrattivo ma capace di restituire al territorio attenzione e cura.
Il progetto è promosso dall’Ecomuseo Casilino in collaborazione con MuriLab ed è vincitore dell’avviso pubblico “Attuazione di interventi di sostegno al territorio per il rilancio del turismo del Lazio” promosso dall’Assessorato al Turismo e alle Pari Opportunità della Regione Lazio.
Passaporto per l’Ecomuseo Casilino è ispirato e segue le raccomandazioni del Global Code of Ethics for Tourism dell’UNWTO (Codice mondiale di etica del turismo)