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M.A.U.Mi. - Museo di Arte Urbana sulle Migrazioni

Indirizzo

Via Casilina 634, 00177, Roma

GPS

41.877112118331, 12.551555725218

Web

Percorsi:
Quartieri:

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M.A.U.Mi è il primo museo di arte urbana sulle migrazioni. Curato dall’Ecomuseo Casilino, sorge a Roma, all’interno del giardino di Casa Scalabrini 634, un progetto di accoglienza dell’ASCS Onlus. Il Museo racconta la storia delle migrazioni nel territorio di Roma e dell’Ecomuseo Casilino attraverso 10 opere d’arte (attualmente ne sono state realizzate 8). Ogni opera è un “frammento” di questa storia, ricostruita da una ricerca curata dal Centro Studi Emigrazione Roma.

Il luogo

Il giardino in cui sorge il Museo si colloca a cavallo dei quartieri di Tor Pignattara, Centocelle e Quadraro Vecchio: un settore del Municipio Roma V particolarmente importante dal punto di vista storico-culturale essendo adiacente al Comprensorio Archeologico Ad Duas Lauros e alle aree archeologiche di Tor Pignattara e Parco di Centocelle. Nonostante questa posizione di pregio, questa parte del territorio sconta un fortissimo livello di degrado urbano: mancanza di una manutenzione ordinaria costante, desertificazione commerciale, assenza di alcuni servizi essenziali. La percezione comune di questo spazio è di un “non luogo”, marginale rispetto al tessuto dei quartieri adiacenti, abbandonato dalle istituzioni e destinato ad essere spazio di risulta della città.

In questo complesso contesto, Casa Scalabrini 634 non è stata inizialmente accolta bene, scontando un destino comune ai luoghi di accoglienza delle fragilità, ovvero di essere essi stessi fattori di degrado e marginalizzazione. Per tale motivo, in questi anni, il team di Casa Scalabrini 634 ha tentato di trasformare il centro in un punto di aggregazione, attraverso iniziative pubbliche come la cura degli spazi comuni, l’offerta di servizi sociali, sanitari e formativi. Di recente anche l’Ecomuseo Casilino ha investito nello spazio, collocando al suo interno un Centro di interpretazione con l’obiettivo di farne un laboratorio di ricerca aperta a studiosi e cittadini.

Queste sperimentazioni hanno avuto degli esiti positivi, ma si è fatta largo l’esigenza di aprire questo spazio privato al pubblico godimento, attraverso una progettualità integrata che unisca la valorizzazione culturale, il coinvolgimento della cittadinanza, la promozione del dialogo interculturale e intergenerazionale. M.A.U.MI è il punto di arrivo di questo processo, che, attraverso la generazione di un nuovo spazio pubblico, da una parte intende valorizzare il sito, la sua missione e la sua storia, dall’altra crea un polo culturale di grande attrattiva capace di sostenere la rigenerazione dell’intero quadrante.

Il museo

Per raggiungere questo obiettivo, il progetto ha realizzato un vero e proprio spazio museale all’aperto, costituito da diverse opere di arte pubblica realizzate da altrettanti artisti. Le opere, realizzate sulla facciata interna del muro di cinta del cortile, risignificano uno spazio attualmente precluso all’utilizzo pubblico che M.A.U.MI. trasforma in luogo pubblico, generando così un nuovo spazio abitabile dalla città.

M.A.U.Mi. si connota come un museo-narrante, ovvero come un vero e proprio discorso per immagine su un tema specifico, particolarmente centrale sia per la location specifica (Casa Scalabrini 634), sia per il territorio in cui la struttura sarà realizzata. Questo tema è l’evoluzione del fenomeno migratorio a Roma (con particolare riguardo al settore est della città) e le opere realizzate hanno il compito di raccontarlo secondo un ordine cronologico. Questa narrazione è costruita a partire da una ricerca storico-antropologica realizzata dallo CSER – Centro Studi Emigrazioni Roma che ha portato alla costruzione di dieci momenti topici della storia migratoria della città che gli artisti hanno interpretato secondo il proprio punto di vista, linguaggio e sensibilità.

Obiettivi

La sfida di M.A.U.MI è trasformare un luogo associato alla povertà e al margine in un polo museale di arte contemporanea, capace di innescare da questo détournement, lo sviluppo dell’intero quadrante attraverso la messa in valore delle ricchezze umane, culturali e sociali che sono presenti. Il progetto, quindi, scommette sull’idea di costruire un dispositivo permanente, che parta dagli elementi costitutivi del luogo, li reinterpreti secondo una prospettiva scientificamente solida, li condivida con gli abitanti e li trasformi, attraverso la creatività contemporanea, in uno spazio di pubblico godimento e potenziamento del patrimonio culturale, sociale e relazionale locale.

Riconoscendo il valore storico e attuale di uno spazio (Casa Scalabrini 634) che incarna i valori dell’accoglienza e del dialogo proprio di un territorio meticcio come quello oggetto di intervento, la creazione di un polo museale dentro una casa di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo potenzia l’eccellenza di quel luogo, ribadendo che non è una declinazione del margine – così come non lo è il territorio in cui sorge – ma punta di diamante di un sistema socio-culturale complesso che va valorizzato.

Attraverso questo processo di ricostruzione del senso dei luoghi, M.A.U.MI diventa un nuovo spazio pubblico che, grazie all’arte, da un lato potenzia le sue naturali funzioni (dialogo e integrazione), dall’altro ne integra di nuove (artistiche e culturali) diventando il cuore di un distretto culturale, integrato nel tessuto profondo del territorio e capace di generare valore nel lungo periodo.

Un nuovo punto di vista sulle periferie

M.A.U.MI propone un punto di vista complesso sul ruolo che la creatività contemporanea può assumere nello sviluppo sociale delle periferie urbane, partendo proprio su un cambio di prospettiva rispetto a queste ultime. Non è azzardato dire, infatti, che l’approccio prevalente dei progetti di rigenerazione è quello del “recupero”, una prospettiva che vede nelle periferie dei “rotti” o peggio ancora dei “perduti”. Questo progetto supera questa impostazione, assumendo l’idea che le periferie siano invece luoghi densi di memoria, storia, patrimonio e relazioni, spazi in cui il contemporaneo si manifesta nel modo più pieno e che quindi sia necessario potenziare quei luoghi in cui queste emergenze culturali, sociali e relazionali si creano, ispessiscono e tramandano.

Le opere

Per le schede complete di artisti e opere: maumimuseum.com

Romae di Nicola Verlato

Romae – Nicola Verlato

Nicola Verlato rielabora il primo capitolo della ricerca sulla storia delle migrazioni con una personalissima visione della fondazione di Roma. Nella visione dell’artista, Roma nasce come città plurale, asilo della diversità, babele di lingue, religioni e culture che nasce per accogliere e proprio nascendo incide nel suo spirito una legge propria “Chi fa qualcosa per Roma, diventa romano”. Non importa da dove si viene. Non importa cosa si fa. Non importa cosa si celebra, professa o mangia: chi partecipa all’eterna costruzione di questa città in progress è romano per definizione. Una cittadinanza che nasce dall’impegno, dall’esserci, dal partecipare.

Nicola Verlato è un pittore, scultore, architetto e musicista. Il suo lavoro è rappresentato dalla Postmasters Gallery di New York-Roma, dalla Morten Poulsen Gallery di Copenaghen, da Isabel Croxatto a Santiago del Cile e dalla Galleria Giovanni Bonelli a Milano.

Uroboro di David Diavù Vecchiato

Uroboro – Diavù

L’opera di David “Diavù” Vecchiato ci trasporta nel IV sec. d.C., nell’era dell’Imperatore Costantino e per la precisione nel 313, anno di promulgazione dell’editto di Milano. L’opera è complessa nella composizione e nei livelli di senso che articola, trattando quel periodo di passaggio tra la Roma pagana e cristiana dal punto di vista cultuale, politico, spirituale, filosofico. La figura centrale, il bambino italo-cinese, è una metafora di Costantino, figlio di madre di origine orientale e di padre di origine occidentale (anche se parzialmente). Un “sangue misto”, insomma, un bambino oltre a unire oriente e occidente, tiene insieme anche popolo (la madre, Elena, era una stabularia) e aristocrazia (il padre, Costanzo, Cesare d’Occidente), religione pagana (il padre) e cristiana (la madre). Un personaggio che è un incrocio di culture, tradizioni, storie e visioni del mondo e che David decide di “attualizzare” raffigurandolo come un bambino di oggi, figlio del contemporaneo incontro tra oriente e occidente.

David Diavù Vecchiato è tra i primi curatori in Italia a portare Urban Art nei musei e i musei in strada, ha curato festival, ha dato vita al progetto “MURo (Museo di Urban Art di Roma), ha curato su Sky ARTE HD la serie di documentari “MURO” ed è direttore artistico di “GRAArt”, da lui ideato e diretto per ANAS..

In viaggio di Croma

In viaggio – Croma

Il terzo murale di M.A.U.Mi ci porta nel basso medioevo, proprio in quel cruciale periodo di passaggio tra il IV e l’VIII secolo dopo Cristo. È il periodo in cui matura e si consolida il potere papale e in cui assume grande rilevanza il fenomeno del pellegrinaggio. L’artista ci parla proprio di questi antichi pellegrini, i Romei, che inaugurano una nuova tipologia di migrazione, caratterizzata da ragioni non più riducibili a quelle dei secoli precedenti (schiavitù, lavoro, commercio, guerra, colonizzazione) ma da motivazioni afferenti alla sfera spirituale e culturale. La migrazione diventa viaggio e il viaggiatore-pellegrino diventa il prototipo del turista contemporaneo.

CROMA è illustratrice e street artist, conosciuta per lo stile delle sue opere dai tratti decisi e forti chiaroscuri. Ama trattare temi sociali, ma senza trascurare una personale ricerca estetica e stilistica di altissimo livello

Flavia Giulia Elena di Mr. Klevra

Flavia Giulia Elena – Mr. Klevra

L’ultima opera del muro nord del giardino è dedicato a Flavia Giulia Elena, madre di Costantino I che, secondo tradizione, nacque a Drepanum (nell’attuale Turchia) intorno alla metà del terzo secolo dopo Cristo e morì intorno al 335 a Treviri (Germania). Mr. Klevra individua in Elena il simbolo del passaggio tra la storia antica e quella medievale, in quanto direttamente e indirettamente collegata a gran parte dei processi che sono alla base del cambio di paradigma che determina questo “salto” d’era. Basti pensare al passaggio dal paganesimo al cristianesimo oppue allo spostamento ad oriente del baricentro dell’Impero Romano. Elena, anche solo simbolicamente, è parte integrante di quel processo di trasformazione di una città che “partita da modestissimi inizi, è talmente cresciuta da essere oppressa dalla sua grandezza” (come recita la citazione di Tito Livio che spicca nella parte bassa dell’opera). Grandezza che si dissolverà nel giro di pochi secoli e darà vita a una nuova Roma, non più degli imperatori ma dei papi, non più delle Villae ma delle chiese, non più potenza militare ma di quella spirituale.

Mr Klevra, classe 1978, nasce a Roma, dove attualmente vive e lavora. Laureato in ingegneria civile, Mr Klevra, approda alla Street Art nel 1994. Usa la strada come se fosse una galleria d’arte: ogni opera deve avere la giusta location.

Senza di voi di Simone TSO

Senza di voi – Simone TSO

Simone Tso fotografa la Roma moderna (1492-1815) attraverso una mappa del cuore del centro storico attuale, in cui sono riconoscibili il tridente, il corso del Tevere e il Colosseo. Tuttavia la mappa, che non vuole essere una ricostruzione dettagliata ed esatta del tempo storico trattato, pone una domanda molto chiara: e se mancasse ciò che era di mano “straniera”? Ciò che potrebbe mancare viene evidenziato da una presenza straniante, quella di alcuni dinosauri: espediente che serve a convogliare l’attenzione dello spettatore proprio sui “buchi” della mappa. Infatti i dinosauri occupano proprio il posto di monumenti che, senza l’intervento di un’artista o committenza straniera, non sarebbero mai esistiti. Parliamo di piazza del Campidoglio disegnata da Michelangelo (Repubblica di Firenze), la chiesa di Trinità dei Monti voluta dal re di Francia Carlo VIII, palazzo Venezia costruito da papa Paolo II (Repubblica di Venezia ) e ancora piazza del Popolo, sant’Ivo alla Sapienza, santa Maria Maggiore e alcune sezioni del palazzo del Quirinale.

Simone Tso è fumettista, illustratore, grafico e bassista. La sua variegata produzione abbraccia facciate di palazzi, magliette, fanzine, riviste, libri e pubblicità.

Segni di passaggio di Daniele Tozzi

Segni di Passaggio – Daniele Tozzi

Da secoli abitanti del territorio e viaggiatori hanno esplorato i cuniculi delle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro lasciando un’attestazione della loro presenza, incidendo o scrivendo i propri nomi rafforzando la loro identità, la loro storia e il loro passaggio. Il murale diventa una testimonianza di quella idea di viaggio che nell’epoca moderna ha raggiunto la maturità: il viaggio di formazione. Non più un’avventura, ma una ricerca, spinta dal desiderio di trovarsi altrove (come recita il pavone-calligramma al centro dell’opera, ispirato alla poesia di Marguerite Yourcenar). Chi ha lasciato la sua firma nel muro delle catacombe ha voluto testimoniare di essere stato lì, di aver viaggiato e visitato quel luogo, ritenuto importante e degno di essere ricordato e raccontato. Una testimonianza muta di secoli di viaggi alla scoperta di un territorio ritenuto affascinante: un immaginario in netta contraddizione con il racconto, forgiato proprio in epoca moderna, che ha descritto la Roma fuori le mura come un deserto insignificante, non degno di essere citato nei libri di Storia.

Daniele Tozzi è un artista del lettering italiano il cui lavoro nasce dall’incontro tra il graphic design e i graffiti. È co-fondatore di FuoriStudio, un laboratorio creativo di design con sede a Roma.

Prospettive altre di Ale Senso

Prospettive altre – Ale Senso

Ale Senso racconta la Roma contemporanea. Una città scissa in cui convivono due realtà molto distanti ma strettamente collegate tra loro e dipendenti fortemente l’una dall’altra. Una moltitudine di esseri colorati, identificati solo da simboli che rappresentano il loro lavoro, sostiene di fatto la città: una Roma monocromatica in cui gli abitanti, quasi degli automi, vagano distrattamente. Non si rendono conto che quella in cui vivono non è la perfezione, non si rendono conto del peso che mettono sulle spalle di altri.

Alessandra “Senso” Odoni è una street artist italiana che vive a Berlino. Parallelamente agli studi all’Accademia di Brera, dal 1996 ha iniziato ad occuparsi di graffiti, arte urbana, workshop e laboratori didattici.

Nuwa – Bella fanciulla di Gio Pistone

Nuwa – Gio Pistone

Gio Pistone è l’artista romana che restituisce nella sua opera  la contemporaneità migratoria di Roma Est, attraverso una composizione “mostruosa” che rilegge le fiabe e i racconti mitologici delle comunità migranti più diffuse nel territorio. L’opera diventa la sintesi di come nel territorio dell’Ecomuseo Casilino le diverse culture inizino a mescolarsi: NuWa non è il solitario “mostro” della leggenda, ma un essere che viene cavalcato dalla fusione di Durga e Fat-Frumos e “colonizzato” dagli spiritelli e altri personaggi delle fiabe filippine. Un nuovo “mostro”, inteso come cosa straordinaria e non spaventosa, che fonde diverse tradizioni in una nuova composita identità meticcia.

Gio Pistone è un’artista poliedrica di fama internazionale. Nata a Roma, dove vive, ama andare in bicicletta, disegnare e guardare film horror. Lavora in un grande studio condiviso con altri 13 artisti chiamato M.U.T.A Studies.

Gli artisti

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