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Indirizzo
Via Prenestina, 104, 00176 Roma RM
GPS
41.891367835986, 12.529265523522
Telefono
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Le origini della Parrocchia
La chiesa parrocchiale di San Leone I sorge al secondo chilometro della Via Prenestina, dirimpetto ai ruderi del cosiddetto “Torrione“, avanzo di un sepolcro a tumulo di età augustea. La parrocchia è stata eretta il 7 ottobre 1952 con il decreto del Cardinale Vicario Clemente Micara “Tricesimo iam vertente” ed affidata al clero diocesano di Roma. Il territorio, desunto dalla parrocchia di S. Elena, è stato determinato entro i seguenti confini: “Linea Ferroviaria Roma-Pescara, dal punto di incidenza della Via Luigi Ferdinando Marsigli fino all’altezza di Via di Portonaccio – Via di Portonaccio dalla linea ferroviaria Roma-Pescara a Largo Preneste – Via Prenestina da Largo Preneste a Via Alberto da Giussano – Via del Pigneto da Via Alberto da Giussano alla Circonvallazione Casilina, nella parte oltre il Soprapassaggio ferroviario – Circonvallazione Casilina da Via del Pigneto a Piazzale Prenestino – Lato destro di detto Piazzale – Via Luigi Ferdinando Marsigli e sua prosecuzione ideale fino a raggiungere la Linea Ferroviaria Roma-Pescara summenzionata”. Il riconoscimento agli effetti civili è stato decretato il 27 marzo 1956. L’edificio è stato costruito a spese dell’Unione Uomini di Azione Cattolica per commemorare il XXX anniversario della fondazione dell’Unione e donato alla Pont. Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma. Il progetto architettonico è di Giuseppe Zander.
Fonte web: https://www.diocesidiroma.it/phpenti/ente/?ID=131
Enti presenti nel territorio della Parrocchia
Comunità delle Suore figlie della Vergine – Benebikira
https://www.parrocchiasanleonei.it/comunita-religiosa
La Chiesa di San Leone I
Fu costruita dall’architetto Giuseppe Zander, tra i più significativi esponenti della “Scuola Romana di Architettura”, tra il 1950-1952, anno in cui il 7 di ottobre è istituita come parrocchia. Dal 1965 è sede del titolo cardinalizio. Il complesso parrocchiale comprende una sala ricreativa e piccoli oratori per i ragazzi, un campo da gioco esterno, l’edificio del battistero raccordato alla chiesa da un porticato posto a fianco della facciata. La facciata si presenta in mattoni con portali in travertino e sculture di Luigi Venturini. L’interno è a tre navate, suddivise da colonne in cemento. L’opera architettonica conserva la spiritualità insita nelle proporzioni delle chiese paleocristiane, ricercata attraverso la scelta e la disposizione sapiente dei materiali tradizionali, quali il mattone e il travertino nei rivestimenti esterni, la composizione di marmi policromi all’interno ed è favorita dalla scelta delle opere d’arte esposte. Nell’arco trionfale l’Allegoria della società cattolica e nell’abside l’Incontro di san Leone Magno con Attila a mosaico sono stati eseguiti nel 1952 da Jànos Hajnal, detto Giovanni (Budapest, 27 agosto 1923 – Roma, 9 ottobre 2010), autore anche delle vetrate con i Dieci comandamenti e di quelle del rosone realizzate nel 1955. All’altare maggiore il gruppo bronzeo con la Crocifissione è stato fuso da Venanzio Crocetti (Giulianova, 3 agosto 1913 – Roma, 3 febbraio 2003). nell’abside di sinistra Madonna col Bambino di Alfredo Biagini (Roma, 20 febbraio 1886–14 luglio 1952) nel transetto Sacro Cuore di Gesù di Luigi Montanarini (Firenze, 22 luglio 1906 – Roma, 7 gennaio 1998, già direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma) e una Sacra Famiglia di Gisberto Ceracchini (Foiano della Chiana, 5 febbraio 1899 – Petrignano del Lago, 1982). Sulla cantoria alla sinistra del presbiterio si trova l’organo a canne, costruito nel 1954 dai Fratelli Ruffatti.
San Leone I
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San Leone I, Papa, è uno dei tre Sommi Pontefici a cui la storia ha attribuito il titolo di “Il grande” (in latino Magnus) è stato proclamato “Dottore” dalla Chiesa per la sua eminente dottrina spirituale trasmessa dai suoi scritti e lettere impregnati di profonda sapienza. Stando alla tradizione, pare che fosse di famiglia toscana, trapiantata a Roma. Da giovane entrò nella vita ecclesiastica con la frequenza nelle speciali scuole pontificie di allora. Nel periodo in cui Leone era diacono si trovò a contrastare gli insegnamenti di Nestorio che professavano la duplicità delle persone in Cristo. Nel 431 si tenne ad Efeso il II Concilio ecumenico nel quale il vescovo Nestorio fu deposto dalla sua sede e a fine di questi eventi San Leone guadagnò fiducia e rispetto nell’ambiente ecclesiastico.
Era ancora Diacono, quando venne affidata a Leone una missione di pace. In Francia (detta allora Gallia) si stava verificando un disaccordo tra le due più alte autorità romane: il generale Ezio e il prefetto del pretorio Albino. Non si ha notizie circa l’esito di tale missione, ma proprio mentre stava in Gallia, a Roma morì Sisto III, il 19 agosto 440. Con voto unanime, tutti si pronunziarono per Leone e gli inviarono messaggeri. Dopo la consacrazione a presbitero, il 29 settembre fu consacrato Vescovo e diede inizio al servizio di Sommo Pastore della Chiesa. Civilmente parlando, il pontificato di S. Leone si svolse durante l’agonia dell’Impero romano, il quale ufficialmente cesserà del tutto con la deposizione dell’ultimo imperatore, il giovane Romolo (detto Augustolo) nel 476. Nei suoi 21 anni di pontificato passano quattro imperatori: uno cacciato subito (Avito) e gli altri vennero uccisi: Valentiniano III, Petronio Massimo e Maggioriano. L’Impero è in agonia e la giovane Chiesa è travagliata da scontri dottrinali e discordie.
Con l’energia e la persuasione, Leone rafforza in Occidente l’autorità della Sede di Pietro, e affronta duri contrasti in dottrina. L’abate orientale Eutiche, influente a Costantinopoli, sostiene che in Cristo esiste una sola natura (monofisismo), contro la dottrina della Chiesa sulle due nature, distinte ma non separate, nella stessa persona. E ottiene che l’imperatore Teodosio convochi nel 449 un concilio a Efeso (Asia Minore). In tale occasione prevalgono le idee dei cosiddetti “eutichiani”: mettendo in ombra e rifiutandosi di ascoltare quello che i legati di Leone avevano da dire riuscirono a guadagnarsi consensi e un notevole incremento di proseliti. Negando validità a questo concilio, il Papa persuade il nuovo imperatore Marciano a indirne un altro nel 451. E questo è il grande concilio di Calcedonia (presso Bisanzio), quarto ecumenico, che approva solennemente la dottrina delle due nature. Non tutti però ne accettano le decisioni, e ci sono gravi disordini, soprattutto in Palestina.
Intanto l’Occidente vive tempi di terrore. L’Impero non ha più un vero esercito; e gli Unni di Attila, già battuti da Ezio nel 451, si riorganizzano in fretta, piombano sull’Alta Italia nel 452. Lo Stato impotente chiede a Papa Leone I di andare da Attila con una delegazione del Senato. L’incontro avviene presso Mantova, e Leone convince il capo unno a lasciare l’Italia, anche attraverso il pagamento di un tributo (la leggenda parlerà in seguito di una visione celeste che terrorizza Attila). Trascorsi tre anni dall’accaduto, i Vandali d’Africa sono davanti a Roma col re Genserico. A difesa degli inermi c’è solamente Leone, che non può impedire il saccheggio; ma riesce ad ottenere l’incolumità dei cittadini e ad evitare l’incendio dell’Urbe.
A San Leone viene attribuito l’arricchimento della Chiesa con i suoi insegnamenti (in particolare in materia di Incarnazione); chiese obbedienza ai vescovi, ma li sostenne con il suo consiglio personale, li orientò in dottrina, come possiamo osservare dallo splendido latino dei suoi scritti: per “tenere con costanza la giustizia” e “offrire amorosamente la clemenza”, poiché “senza Cristo non possiamo nulla, ma con Lui possiamo tutto”. Non si hanno notizie sugli ultimi tempi della sua vita. Il Liber pontificalis dice che governò 21 anni, un mese e 13 giorni.
Fonte web: https://www.santiebeati.it/dettaglio/25000
Scheda (a cura di) Rita Randolfi, in collaborazione con Ecomuseo Casilino
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