Indirizzo
Via dei Lentuli 60
GPS
41.8648899, 12.5457589
Mappa della risorsa
Eldio Del Vecchio aveva 16 anni e faceva il cuoco quando fu prelevato dalla sua abitazione in via dei Lentuli 60 e condotto prima negli stabilimenti di Cinecittà, poi nel campo di smistamento di Terni poi in quello di Fossoli (Mo) e infine indirizzato nel campo di concentramento di Buchenwald il 28 marzo 1945. La famiglia ricevette il certificato che ne attestava il decesso solo nel 1954, ma è stata la ricerca condotta dallo studioso Pierluigi Amen a consentire ai familiari di conoscere i particolari del suo arresto e della sua prigionia. Qui di seguito riportiamo la testimonianza della nipote Laura Del Vecchio, pubblicata dall’Associazione Arte in memoria in occasione della posa della pietra d’inciampo nel 2017.
Un ricordo di Eldio Del Vecchio
Eldio del Vecchio era mio zio, il fratello di mio padre.
Aveva soltanto 16 anni quando, come quasi tutti gli uomini della borgata Quadraro, di età compresa tra i 16 e i 55 anni, venne sorpreso nel sonno in quella maledetta alba del 17 Aprile 1944. Eldio era in casa in via dei Lentuli n.60 con la mamma, mia nonna, ed il fratello minore mio padre. Mio nonno per sua fortuna o sfortuna, come ripeteva sempre, non c’era perché era un panettiere quindi la notte lavorava.
Eldio era un ragazzo vivacissimo e pieno di voglia di vivere. La sua prima reazione quando si sentì braccato fu quella di provare a scappare saltando da una finestra della casa, in un piano rialzato, che affacciava sul cortile interno. L’idea non fu buona perché cadde direttamente nelle braccia dei tedeschi! Mia nonna lo vide portare via con la forza mentre inveiva contro chi lo stava strappando alla sua giovane vita. Dopodiché, come tutti gli altri, venne portato negli attuali Studi Cinematografici di Cinecittà, poco distanti dalla Borgata Quadraro. Lì i miei nonni riuscirono a vederlo per l’ultima volta, su un camion, con un fazzoletto bianco annodato in testa che li salutava e diceva a mia nonna: “Stai tranquilla mamma, ce portano a lavorà”.
Da quel momento, purtroppo, tranne qualche lettera che Eldio riuscì a spedire da Fossoli scritta su pezzettini di carta strappata… più nulla. In una di queste lettere, tra le più significative, scriveva:
“Io sto bene, l’aria è buona, il mangiare è ottimo e mi basta, ci trattano bene, per dormire poi è una macchietta, figurati che dormiamo senza nulla sulle tavole e Chicchi andava a cercare della lenzuola di lino!! Cara mamma io sto bene non stare in pensiero per me, speriamo di rivederci presto per potervi abbracciare, saluta tutti!”
Tutti gli uomini deportati da quel palazzo di via dei Lentuli 60 fecero ritorno a casa tranne Eldio….dal racconto di alcuni reduci, molti di loro riuscirono a scappare saltando dal treno che li stava portando al Campo di Fossoli mentre Eldio in quel momento dormiva! Da qui il grande rammarico di mio nonno che ripeteva sempre che se ci fosse stato lui sicuramente almeno il figlio, come tutti gli altri, sarebbe tornato!
Da questo punto più niente, tranne frammenti di racconti. In famiglia c’è stata sempre una sorta di omertà mista a pudore; forse di questa storia tutti ne conoscevamo i tratti ma mai nessuno ne parlava, tanto meno mio padre scomparso prematuramente all’età di 51 anni.
Mio nonno provò a cercare il figlio ovunque, con i mezzi disponibili in quel periodo senza purtroppo nessun risultato.
La famiglia non seppe mai più nulla, né della destinazione né dove e quando morì il povero Eldio. Soltanto oggi grazie al grande impegno professor Pierluigi Amen, che ha ricostruito la vicenda di Eldio, siamo riusciti a conoscere e ad avere conferma della triste verità. Abbiamo così modo di soddisfare dopo 70 anni il desiderio di mia nonna la quale per tutta la vita ha ripetuto:
“vorrei soltanto sapè do’ sta sto fijo mio pe poteje portà almeno un fiore!”
L’ultima tappa di Eldio, identificato dai tedeschi come cuoco romano, fu il Little camp di Buchenwald dove, dopo le sofferenze che noi tutti possiamo soltanto immaginare, morì il 28.3.1945 all’età di soli 17 anni a causa di una presunta pleurite, a pochi giorni dalla liberazione.