Tor Pignattara avrà un nuovo mural. L’autore è Carlos Atoche, che sta “affrescando” due facciate del palazzo che sorge fra Via Pietro Rovetti e Via di Tor Pignattara. I temi e lo stile sono quelli classici dell’artista peruviano che in soli 7 giorni ha realizzato un’opera grandiosa, molto apprezzata da tutti i cittadini del quartiere. Nei prossimi giorni l’artista dovrà tornare in Perù e terminerà dunque la seconda parte dell’opera (coincidente col piano alto del palazzo) nei primi giorni di Ottobre.
La storia della nascita di questa opera è interessante e complessa tanto quanto l’opera stessa. Una vicenda così particolare che aggiunge valore al mural, perché lo connota come atto collettivo e non come intervento unilaterale.
Tutto comincia con il sogno di una cittadina, Maura Crudeli, di veder realizzato un mural sulle pareti del palazzo in cui vive. Maura rivolge al CdQ Tor Pignattara (che con il suo progetto I Love Torpignart da anni promuove la street art nel quartiere) chiedendo supporto. Il Comitato si attiva sia per offrire il supporto “burocratico”, sia per contattare l’artista. Maura, nel frattempo, si occupa di convincere i condomini, di spiegare i vantaggi dell’operazione, di capire gusti ed esigenze estetiche.
Terminata la prima fase (acquisizione delle autorizzazioni e committenza all’artista) si passa poi al reperimento dei fondi per la realizzazione del progetto. E lì entra in scena il quartiere, che risponde con entusiasmo alla raccolta fondi lanciata sulla pagina Facebook I Love Torpignart. In poco tempo viene raccolto quanto necessario all’avvio dei lavori che, superate le prime difficoltà logistiche, iniziano i primissimi giorni di Settembre. Ma il sostegno continua anche dopo, con donazioni spontanee che tantissimi cittadini fanno direttamente all’artista.
Carlos ha lavorato notte e giorno per realizzare un’opera stupenda e grandiosa, sospesa fra classicissimo, simbolismo e realismo magico. Lo stile di Atoche appare ormai maturo e capace di composizioni tanto complesse e quanto armoniche, immerse in un universo onirico in cui le barriere dello spazio e del tempo, degli stili e delle “maniere”, si annullano in un continuum sognante e lirico.
Un vero capolavoro che va a impreziosire il già ricco paesaggio dell’arte pubblica di Tor Pignattara che è stato censito e mappato per il progetto dell’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros, progetto che ha partecipato direttamente alla produzione contribuendo alle spese e promuovendo l’operazione.
Come dicevamo all’inizio, però, non è solo nel gesto artistico che risiede il valore dell’opera. Il processo che abbiamo appena descritto, infatti, caratterizza il mural come frutto di una narrazione “di comunità”, in cui i cittadini, le associazioni e i professionisti si fanno protagonisti non solo del sostegno morale ma anche di quello materiale all’opera.
Un processo, questo, comune a tante opere presenti nel quartiere e che caratterizza la street art di Tor Pignattara come discorso corale, che nasce dalla presa di coscienza da parte della comunità dell’importanza non solo estetica dell’arte pubblica. Anche quando la committenza è “privata” (gallerie, progetti o singoli cittadini), un mural a Tor Pignattara diventa sempre gesto collettivo.
Basti pensare all’inaugurazione “di popolo” del mural di Jef Aerosol in Via Serbelloni, oppure al processo partecipativo che ha portato alla creazione dei mural del Cinema Impero. Basta ricordare la genesi dei mural in Via della Marranella, oppure l’adozione di Nicola Verlato da parte della comunità di vicinato durante i lavori del mural “Hostia” a Via Alessi. E potremmo continuare con tanti altri esempi.
Con questo mural di Atoche arriviamo all’apoteosi di questa pratica con un processo integralmente condiviso, che dalla comunità di un condominio si sposta a quella di un quartiere che decide di sposare, finanziare, agevolare, supportare e sostenere la realizzazione dell’opera. Processo ben sintetizzato nelle parole di Maura:
Mi sono trasferita in questo quartiere 15 anni fa, l’ho sempre trovato affascinante e ho assistito al processo di contaminazione culturale, all’incontro e scontro di culture. Tutto questo l’ho vissuto sulla mia pelle avendo scelto di vivere in un palazzo che in qualche modo rappresentava proprio queste dinamiche culturali e sociali e che aveva su soli tre piani di altezza inquilini provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’Europa e dal Sud America. Alla fine Carlos, con la sua arte, ha unito ciò che il mare separa, e dentro quel mare ha dipinto i sogni, gli orizzonti e i simboli di questo poliedrico universo culturale. Un mural che unisce, insomma, come dimostra anche la partecipazione, il sostegno e l’affetto che sin da subito ha circondato l’opera. Prima di tutto il condominio, che ha partecipato sin dall’inizio al processo creativo del mural, poi le associazioni (CdQ Tor Pignattara e Associazione Ecomuseo) e infine i tantissimi abitanti del quartiere che hanno contribuito materialmente e moralmente alla riuscita di questo progetto.
Una gran bella storia per un gran bel mural che da oggi arricchirà la già imponente galleria a cielo aperto di Tor Pignattara.