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Chiesa cristiano-cattolica di Santa Maria Addolorata

Indirizzo

Viale della Venezia Giulia, 134, 00177 Roma RM

GPS

41.896356677512, 12.558665146729

Telefono

Percorsi:
Quartieri: /

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Origini della Parrocchia

La Chiesa di Santa Maria Addolorata si trova nel quartiere di Collatino ed è un luogo di culto significativo per la comunità locale. La parrocchia è stata eretta il 14 gennaio 1958 con il decreto del Cardinale Vicario Clemente Micara “Quartum iam annum” ed è stata affidata a diversi ordini religiosi prima di passare al clero diocesano di Roma nel 1987.

La vicecura, dichiarata dipendente dalla parrocchia di Santa Maria della Misericordia alla Borgata Gordiani, fu istituita il 15 settembre 1954 ed affidata ai sacerdoti della Congregazione dei Servi dei Poveri (Boccone del Povero). La parrocchia fu ufficialmente riconosciuta il 14 gennaio 1958 e successivamente venne realizzato l’edificio attuale.

 

Fonte web:https://www.diocesidiroma.it/phpenti/ente/?ID=144

Enti presenti nel territorio della Parrocchia

Istituto comprensivo Giovan Battista Valente https://www.icgbvalente.edu.it

La chiesa di Santa Maria Addolorata

Navata centrale della chiesa

Costruita tra il 1998 e il 2001 su progetto dell’architetto Tommaso Sbardella,  è stata consacrata il 17 marzo 2001, è parrocchia dal 1958 e fu officiata dai missionari Servi dei Poveri,  dai sacerdoti dell’Ordine dei Servi di Maria,  e dal 1987, dal clero diocesano. L’edificio in blocchetti di tufo e travertino ha  una copertura  di legno e rame; la facciata è preceduta da una scalinata, che conduce ai tre portali d’ingresso, sopra il centrale è collocata una croce. Affianca la chiesa una torre campanaria che ospita cinque campane: una di queste è dedicata alle vittime della strada. Al suo interno, la chiesa si presenta ad un’unica navata a pianta quadrata. Su un piano rialzato è posto il presbiterio.  Alle spalle dell’altare un crocifisso ligneo e vetrate realizzate da Mara Alessandri. In controfacciata si trovano le canne dell’organo di Organaria Romana opus III, costruito nel 2001. Di Giuseppe Zander il disegno della cripta.

 

Il culto dei Sette dolori di Maria

Madonna Addolorata

La devozione alla Vergine Addolorata viene celebrata ogni anno il giorno 15 settembre, l’indomani della celebrazione dell’Esaltazione della Croce. Fu papa Pio X (1904-1914) a stabilire questa data, ma il culto della Madonna Addolorata e dei suoi Sette Dolori esisteva già alla fine dell’XI secolo. Inizialmente i dolori erano 5, come 5 erano i Gaudi. Si tratta di momenti della vita di Maria raccontati nei vangeli, o tramandati dalla devozione popolare, legati alla Passione e alla morte di Gesù, ma non solo. I dolori di Maria venivano già allora rappresentate per mezzo di cinque spade conficcate nel cuore.

Furono soprattutto Sant’Anselmo e San Bernardo a contribuire al diffondersi di questa forma devozionale che esaltava la figura di Maria come madre e venerava il suo pianto accorato ai piedi della Croce. Il Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius, un testo scritto da un anonimo, fu solo una delle prime composizione dedicate al Pianto della Madonna, che tanto spazio avrebbe trovato nelle Laudi popolari e nei Misteri del tempo. Nel XII secolo Jacopone da Todi (ma l’attribuzione non è certa) compose lo Stabat Mater, un componimento poetico musicale liturgico che veniva recitato o cantato durante la celebrazione eucaristica prima della proclamazione del Vangelo. Si tratta di una struggente meditazione sul dolore di Maria ai piedi della Croce.

La chiesa, dedicata a Santa Maria Addolorata, è strettamente legata alla tradizione del culto dei Sette Dolori di Maria. Questo culto, promosso dall’Ordine dei Servi di Maria, si concentra sulla meditazione delle sofferenze che la Vergine Maria ha vissuto durante la vita di Gesù. I Sette Dolori comprendono eventi come la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù nel tempio, l’incontro con il Figlio sulla via del Calvario, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura di Cristo. La devozione ai Sette Dolori è spesso accompagnata dalla recita della Corona dei Sette Dolori, una pratica spirituale che invita i fedeli a riflettere sulla partecipazione di Maria al mistero della Redenzione.

Fonte web: https://www.holyart.it/blog/articoli-religiosi/il-culto-della-madonna-addolorata/

 

Ordine dei Servi di Maria

Fin dal secolo dodicesimo suscitò in un gran numero di laici, uomini e donne, il proposito di seguire più da vicino Cristo e di vivere il vangelo più radicalmente o — come si diceva allora — «sine glossa», cioè senza commento. Lasciate le loro occupazioni, costoro, in totale adesione a Dio, stabilivano di condurre vita penitente nelle proprie case o di ritirarsi negli eremi. Non di rado si formavano nuovi gruppi religiosi che, per le caratteristiche evangeliche, penitenti e umili, si chiamavano «fratelli della penitenza», «poveri di Cristo», «umiliati», «minori» o prendevano altre denominazioni analoghe.

Una tradizione consolidata fa risalire all’anno 1233 l’origine dell’Ordine dei Servi di Maria. A dare importanza a quella data all’interno dell’Ordine contribuì il fatto che uno dei suoi massimi santi Filippo Benizi era nato a Firenze proprio nel 1233. Il più antico e autorevole documento narrativo sull’origine dell’Ordine, scritto probabilmente dal priore generale fra Pietro da Todi intorno al 1317-1318, ha per titolo Legenda de origine Ordinis fratrum Servorum Virginis Mariae.

Per una disposizione già approvata dal Concilio Lateranense IV (1215), ma poi resa severamente operativa dal Concilio II di Lione (1274), l’Ordine rischia, insieme a molti altri nuovi Ordini religiosi mendicanti, la soppressione. Lo salva proprio Filippo Benizi, priore generale dal 1267 fino alla morte (1285), entrato nelle grazie del Papa anche per l’efficace azione di pace condotta nella città di Forlì, dove un giovane che inizialmente lo aveva combattuto, decise poi di seguirlo e di farsi Servo di Maria.

Ad oggi l’ordine ha raggiunto la sua massima dislocazione geografica e nel 2004 ha festeggiato il suo settimo centenario (1304-2004).

Fonte web: http://servidimaria.net/sitoosm/it/homepage.html

 

Scheda (a cura di) Rita Randolfi, in collaborazione con Ecomuseo Casilino

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