Unisciti alla rete delle comunità patrimoniali dell'Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros

Chiesa cristiano-cattolica San Barnaba Apostolo alla Marranella

Indirizzo

Piazza dei Geografi 15

GPS

41.882694293499, 12.540209315249

Telefono

Percorsi: / /
Quartieri: /

Galleria di immagini


Le origini della Parrocchia

Considerato il notevole incremento demografico che aveva investito la zona della Marranella, l’11 ottobre 1932 papa Pio XI, decide di fondare una nuova parrocchia, che il cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani affida ai religiosi della congregazione dei Figli di Maria Immacolata, detti anche Pavoniani dal nome del loro fondatore, Lodovico Pavoni.

La parrocchia ha riassunto il nome della medievale chiesa di “S. Barnaba de Porta” recensita al n. 325 del catalogo parigino di circa l’anno 1230 ed al n. 308 del catalogo torinese di circa l’anno 1320 ” Ecclesia sancti Barnabae de Porta habet unum sacerdotem”. La chiesa, secondo l’organizzazione della “Romana Fraternitas”, era nella regione facente capo alla basilica dei SS. Cosma e Damiano. I “Mirabilia Urbis Romae” del secolo XV riferiscono che la chiesa era inserita entro la Porta Maggiore (“Vat. Lat. 6898 e Ott Lat. 1267”) poi è scomparsa senza lasciare tracce. Il titolo parrocchiale è stato sollecitato dai Pavoniani anche in memoria della chiesa di S. Barnaba di Brescia – annessa al primo istituto del loro fondatore ven. Lodovico Pavoni – incamerata dal governo del regno d’Italia per le leggi sulla soppressione delle corporazioni religiose (7 luglio 1866) ed ora auditorium del Conservatorio. Il territorio, con decreto del Cardinale Vicario Ugo Poletti del 1 ottobre 1989, é stato determinato entro i seguenti nuovi confini: “Via Vibio Sequestre – Via Pausania – Via del Pigneto – Via di Acqua Bullicante – Largo della Marranella – Via di Tor Pignattara – Via Galeazzo Alessi – Largo Galeazzo Alessi (della parrocchia) – Via Vibio Sequestre”. Il riconoscimento agli effetti civili è stato decretato il 4 febbraio 1955.

La parrocchia venne visitata da due pontefici Paolo VI il 6 marzo 1966 e Giovanni Paolo II il 30 gennaio 1983. I religiosi, di origine bresciana, che già operavano presso la parrocchia di san Felice da Cantalice a Centocelle, si trasferiscono nella  borgata Galliano, dove inizialmente utilizzano dei capannoni, risiedendo prima in via Casilina e, dal 1934, in piazza Michele Sanmicheli 3. Oggi la parrocchia di San Barnaba insiste su un territorio piuttosto vasto, che comprende 27000 residenti. Il parroco è padre Elio Casiraghi. Nel territorio della parrocchia di San Barnaba Apostolo sono presenti le congregazioni religiose femminili delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, le Suore di Nostra Signora di Namur, le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù e le Missionarie della Carità. La chiesa è stata consacrata il 19 ottobre 1957 da Mons. Ettore Cunial, Vicegerente di Roma. La proprietà immobiliare è della Pont. Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove chiese in Roma.

Fonte web: https://www.diocesidiroma.it/phpenti/ente/?ID=70

Enti presenti nel territorio della Parrocchia

Istituto scolastico Amore Misericordioso http://www.scuolaamoremisericordioso.com

Istituto scolastico Lucia Noiret http://www.lucianoiret.org

Casa generalizia della Fraternità missionaria Verbum Dei ramo clericale http://www.verbumdei.it

Casa provincializia delle Suore di Nostra Signora – Namur https://www.sndden.org

Casa di formazione delle Missionarie della Carità https://www.motherteresa.org

Comunità delle Ancelle dell’amore misericordioso http://www.congream.org

Scuola secondaria Ludovico Pavoni https://iclaparelli.edu.it/struttura/scuola-secondaria-di-i-grado-lodovico-pavoni/

 

La Chiesa di San Barnaba Apostolo alla Marranella

La chiesa, intitolata a San Barnaba, in onore della prima rettoria assegnata a Lodovico Pavoni, viene costruita su progetto dell’architetto Tullio Rossi e inaugurata l’8 novembre 1952 dal cardinale Clemente Micara. L’edificio di impianto basilicale, in mattoni  è lungo 45 metri e largo 25.

Tra il 1963 ed il 1964 il pittore Radames Salvalaggio esegue la serie delle tele con gli Apostoli, San Paolo e San Barnaba,  collocati tra le finestre, nonché le pale con l’Immacolata Concezione e l’Adorazione dei Magi sulla parete sinistra. L’abside è stata dipinta dal pittore Igino Cupelloni, attivo come restauratore nelle stanze di Raffaello in Vaticano, e come autore di molte opere conservate in chiese romane ed estere, tra il novembre e l’aprile del 1966. Nell’arco trionfale si vede il Padre Eterno benedicente, circondato da serafini, mentre nella parte alta dell’arco absidale sono raffigurati da sinistra l’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus, al centro  la Crocifissione, sullo sfondo di un tondo di luce che rinvia all’Eucarestia e a destra la Resurrezione. Il santo titolare trionfa all’interno di una sorta di ogiva costituita da altri angeli e illuminata direttamente dalla colomba dello Spirito Santo.

Veduta dell’abside dalla navata centrale

Il tema fondamentale della decorazione infatti  è quello della SS. Trinità, da cui la Chiesa prende vita. I triangoli di luce e colori, che si rincorrono irradiandosi in tutte le direzioni, non solo sono un chiaro rimando al cubismo, ma rinviano alla presenza costante della Trinità nella storia. Ai piedi di Barnaba compaiono due angeli, uno con la palma del martirio, l’altro con i rami di ulivo, simbolo della pace. In basso a sinistra è rappresentato Papa Giovanni XXIII che apre i lavori del Concilio Vaticano II (11 ottobre del 1962). Accanto al Pontefice compaiono a destra il cardinale Luigi Traglia, che il 29 novembre del 1966 benedisse l’ultimazione dei lavori della chiesa, e a sinistra, nelle vesti di prelato, il parroco di allora, Padre Carlo Dondi.  Ancora più a sinistra i cardinali Slipy arcivescovo degli ucraini e Agagianian arcivescovo degli armeni e un patriarca orientale, a destra un prelato orientale con corona sul capo in piedi e un vescovo occidentale seduto. Sullo sfondo l’insieme dei partecipanti all’evento e i monumenti più rappresentativi di Roma, tra cui si riconoscono la basilica di S. Pietro, il Foro romano, il Pantheon. Sulla cornice campeggia la frase del Papa: “La Chiesa cattolica, consolidata nella fede, confermata nella speranza, più ardente nella carità, rifiorire di nuovo a giovanile vigore” (EV I, 77). A sinistra,  sullo sfondo della città di Gerusalemme Paolo VI, primo papa della storia dopo San Pietro a recarsi in Palestina, (gennaio del 1964), regala la tiara  ai poveri dell’India, proseguendo idealmente le iniziative di Barnaba, che aveva donato i proventi della vendita del suo campo per la prima comunità di cristiani e si era dedicato all’annuncio del Vangelo. La raffigurazione dell’arcivescovo ortodosso di Costantinopoli Atenagora, e di quello di Cartenterbury, Ramsey, che indossa l’anello regalatogli dal pontefice, sottolinea l’ecumenismo della Chiesa iniziato con il Concilio Vaticano II. L’insieme è interessante sotto vari punti di vista, tematico e storico, in quanto racconta momenti di svolta nella epocale della Chiesa, stilistico e tecnico, essendo l’opera realizzata ad encausto.  L’originale mosaico del soffitto dell’abside crollò il 4 aprile del 1964, un venerdì santo, poco prima delle 7, ora in cui i sacerdoti abitualmente recitano le lodi. Cupelloni ripristinò la volta dipingendovi quattro angeli che sorreggono la croce e le lettere IHS (Jesus Hominum Salvator).  Nel 1974 fu risistemato il presbiterio e l’altare. Nel 1984 Padre Ambrogio Fumagalli degli Olivetani di S. Francesca Romana realizzò le vetrate i cui colori vogliono rappresentare il caos, la pienezza dei tempi, la nascita di Cristo e la fine dei tempi. Le tre vetrate  della facciata raffigurano la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Tra il 1990 ed il 1996 il parroco padre Mario Traionotti fece realizzare all’altezza del transetto destro una cappella per la messa feriale. Qui si conserva un pregevole Crocifisso di legno intagliato dal pavoniano fratel De Bona ed un’icona con Madonna e Bambino della Mariani. Il 14 aprile del 2001 fu deposta la reliquia di San Lodovico Pavoni nell’ultima cappella destra, affrescata dal pittore Alberto Bogani con episodi della vita del santo. Accanto alla chiesa sorge l’oratorio intitolato dal gennaio del 2022 alla memoria di padre Claudio Santoro, fondatore della Casa Famiglia Lodovico Pavoni che si occupa dell’assistenza dei giovani e dei poveri e del quartiere e della stazione Termini.

Lodovico Pavoni, fondatore della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata

L’istituto di San Barnaba di Pietro Favara

 

Lodovico Pavoni nacque a Brescia l’11 settembre 1784, rivelandosi ben presto un ragazzo vivace e geniale, aperto a molti interessi, sensibile alla fede e ai problemi sociali. A 19 anni accolse la chiamata del Signore alla vita sacerdotale e fu ordinato il 21 febbraio 1807. Da giovane prete di dedicò soprattutto alla pastorale giovanile e si distinse per un’intensa attività catechistica. Nel 1812 fondò un oratorio per l’aggregazione e l’educazione degli adolescenti più poveri, che si vergognavano di frequentare gli altri oratori della città. Nello stesso anno il Vescovo, mons. Gabrio Nava, lo scelse come suo segretario e nel 1818 lo promosse canonico del Duomo e lo nominò Rettore della chiesa di san Barnaba, incoraggiandolo a dedicarsi ai ragazzi più in difficoltà. Qui, presso l’ex convento adiacente alla chiesa, nel 1821 il Pavoni diede vita ad un “Collegio d’arti” per adolescenti orfani, poveri o abbandonati, ai quali in seguito si aggiunsero anche i sordomuti. Lo stesso Pavoni elenca otto “officine” esistenti: Tipografia e Calcografia, Legatoria di libri, Cartoleria, Argentieri, Fabbriferrai, Falegnami, Tornitori, Calzolai. Nacque così l’Istituto di San Barnaba. Nei trent’anni che seguono, Lodovico Pavoni sviluppò un suo “metodo educativo“, che lo pone all’avanguardia dei pedagogisti più illuminati dell’800 (ragionevolezza, amore, prevenzione, centralità della fede, importanza del lavoro: elementi che verranno ripresi e sviluppati da don Bosco); organizzò un modello di istruzione e di avviamento al lavoro che preludeva alle attuali scuole professionali; diede inizio ad una fiorente attività tipografica ed editoriale, precorrendo l’apostolato contemporaneo dei mass media; introdusse nel mondo del lavoro riforme di assoluta novità, anticipando di mezzo secolo la dottrina sociale della “Rerum Novarum” (dignità del lavoro, salario familiare, assistenza nelle malattie, licenziamento solo per giusta causa e con preavviso, partecipazione del lavoratore agli utili di azienda).

Per dare continuità all’opera iniziata su ispirazione di Dio, dopo estenuanti pratiche presso l’autorità civile ed ecclesiale, l’8 dicembre 1847 fondò la Congregazione religiosa dei Figli di Maria Immacolata, composta di sacerdoti e di laici, con parità di diritti e di doveri. Appare così la figura del religioso laico, educatore e lavoratore, inserito direttamente nella missione della Congregazione. Padre Lodovico Pavoni morì a Saiano, presso Brescia, il 1° aprile 1849, domenica delle Palme, vittima eroica del suo prodigarsi per portare in salvo i suoi ragazzi dai combattimenti delle Dieci Giornate di Brescia. Papa Pio XlI riconobbe l’eroicità delle sue virtù il 5 giugno 1947. Papa S. Giovanni Paolo II lo ha dichiarato Beato il 14 aprile 2002. Papa Francesco lo proclama Santo il 16 ottobre 2016. La sua memoria liturgica si celebra il 28 maggio.

I Pavoniani (chiamati anche Artigianelli a Milano, Monza, Trento e Pavia) sono una Congregazione religiosa, composta di sacerdoti e di laici, che intendono continuare oggi i grandi ideali e la “passione educativa” del loro Fondatore. Sul suo esempio cercano di offrire una testimonianza di vita evangelica e fraterna, in comunità caratterizzate da uno spirito di famiglia semplice e cordiale, aperte al dialogo e alla collaborazione con i laici. Religiosi e laici formano la Famiglia pavoniana, nel cui ambito si situano anche l’Associazione Pavoniana di Solidarietà (APAS) e l’Associazione degli Ex Allievi Pavoniani.

Fonte web: https://www.pavoniani.it

San Barnaba

Barnaba, originariamente chiamato Giuseppe di Cipro, nasce a Cipro e muore a Salamina nel 61 d.C., è stato un missionario cristiano compagno di San Paolo e primo evangelizzatore dell’isola di Cipro. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa, che gli attribuiscono il titolo di apostolo anche se egli non faceva parte del gruppo dei Dodici scelti da Gesù Cristo. Vendette tutti i suoi averi e consegnò il ricavato alla Chiesa cristiana appena nata; dopo il battesimo fu rinominato Barnaba, che significa “figlio della consolazione” o “figlio dell’esortazione”. Fu lui, divenuto un membro autorevole della prima comunità cristiana, a farsi garante di Saulo di Tarso, ex-persecutore dei cristiani recentemente convertitosi a Damasco, che verrà chiamato Paolo.

Secondo quanto attestano alcuni cataloghi bizantini sui discepoli del Signore (VII-VIII sec.), Barnaba si recò prima a Roma, insieme a Pietro, poi si spostò velocemente verso il nord d’Italia, per fondare la Chiesa a Milano. Secondo la tradizione, Barnaba continuò a viaggiare e predicare fino a Salamina, dove fu lapidato da alcuni giudei nell’anno 61; sembra che al momento del martirio avesse in mano una copia del Vangelo di Matteo.

Scheda (a cura di) Rita Randolfi, in collaborazione con Ecomuseo Casilino

 

Opening Hours

Lunedì

7-20

Martedì

7-20

Mercoledì

7-20

Giovedì

7-20

Venerdì

7-20

Sabato

7-20

Domenica

7-20

Contact Form