Indirizzo
via Romanello da Forlì 34
GPS
41.889998, 12.532222
Mappa della risorsa
Fernando era un manovale di 40 anni, nato a Roma il 19 gennaio 1903. Divenuto maggiorenne proprio nei primissimi anni del regime fascista, si iscrisse alla Federazione Giovani Comunisti d’Italia nel 1923, di cui fu segretario della sezione romana dal 1924, fino alla sua soppressione l’anno successivo per effetto delle leggi varate dal regime. Fernando non abbandonò l’attività politica, anzi divenne più attivo nella clandestinità, operando fra l’Italia, la Francia e la Svizzera, finendo sotto la sorveglianza dell’Ovra. Venne arrestato il 7 maggio 1928 e condannato a quattro anni e sei mesi, tre anni dei quali da passare sotto vigilanza speciale per aver cospirato contro i poteri dello Stato. Nel 1932 la fine della vigilanza speciale offrì a Fernando la possibilità di tornare ad essere attivo nella federazione comunista, ottenendo l’incarico di riorganizzare le cellule di Roma e dei Castelli. Il 25 marzo 1937 venne arrestato con l’accusa di “ricostituzione del partito comunista” e condannato a dieci anni, che scontò prima nel carcere di Fossano (Cn), poi in quello di Civitavecchia (Rm) e infine a Castelfranco Emilia (Mo).
Con la caduta del regime fascista Fernando venne liberato. Ma la sorte della guerra era incerta e per un antifascista così noto alla polizia italiana era meglio non tornare subito a casa. Rimase alcuni mesi sull’appennino abruzzese, dove conobbe una ragazza di religione ebraica, innamorandosene e decidendo di tornare con lei a Roma, per nasconderla.
Il 19 dicembre 1943 gli agenti di polizia del commissariato di Porta Maggiore arrestarono Fernando in casa sua, in via Romanello da Forlì n°34, con l’accusa di essere un sovversivo comunista, pericoloso per le autorità nazifasciste. Tradotto a Regina Coeli, il 4 gennaio 1944 fu condotto sul treno per il campo di concentramento di Mauthausen, per poi essere assegnato al campo di lavoro di Ebensee, dove morì il 23 marzo 1944. Neppure nei campi di concentramento Fernando smise di ribellarsi al nazifascismo. Fece parte delle 60 unità del Comando della Resistenza, ideato dal partigiano Roberto Forti, con l’obiettivo di attuare piani organici di sabotaggio all’interno dei campi.