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Chiesa cristiano-cattolica di Sant'Elena

Indirizzo

Via Casilina, 205, 00176 Roma RM

GPS

41.887249779879, 12.526044576252

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La parrocchia di Sant’Elena si trova a Roma, nella storica zona del Pigneto (quartiere Prenestino-Labicano), sulla via Casilina nel Municipio Roma V.
Fa parte della XIV Prefettura – Settore Est della diocesi di Roma.

La storia

La parrocchia fu voluta da Pio X a ricordo del 1600° anniversario dell’editto di Milano del 313, quando gli imperatori romani Costantino I e Licinio riconobbero la religione cristiana come religione lecita e legittima all’interno dell’impero, e fu dedicata alla madre di Costantino, l’imperatrice Elena.

L’erezione ufficiale della parrocchia avvenne il 19 marzo 1914 con la costituzione apostolica Quo iam pridem. Sant’Elena ricevette i titoli ed i redditi della soppressa parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta al Foro di Augusto. Dal 1985 ha assunto il titolo cardinalizio di Sant’Elena fuori Porta Prenestina.

La chiesa sorge nel cosiddetto “quarto di Sant’Elena”, definizione presente negli atti catastali risalenti al tardo XIV secolo. Un atto del notaio A. Scambi del 10 maggio 1379 menziona una vigna di otto rubbi (ettari 14,7) sita in quartum qui dicitur sancta Erina. Il priore del monastero di S. Maria Nova al Foro il 15 ottobre 1382, vende i frutti delle terre da sancta Helena per atti del notaio capitolino Venettini. La tenuta di Sant’Elena confinava con il Casale di San Giovanni in Laterano e con il Casale di Santa Croce in Gerusalemme. Il monastero di Santa Maria Nova vendette il 25 novembre 1424 al capitolo lateranense 2 pediche di 25 rubbi (ht 46,2) per atti del notaio capitolino Nardo Venettini (Arch. Cap., Sez. I, t. 785 bis, vol. 10 f. 186).

La chiesa fu edificata su progetto dell’architetto Giuseppe Palombi tra il 1913 ed il 1914; fu aperta al culto il 2 aprile 1914 e consacrata solennemente il 17 settembre 1916. Dal 1985 gode del titolo cardinalizio. La facciata  ha un paramento in laterizi ed elementi decorativi in travertino e intonaco bianco. Articolata in due ordini scanditi da paraste corinzie: in quello inferiore, si aprono tre portali con timpani triangolari, dei quali il centrale è più ampio; nel superiore,  un grande oculo, con vetrata policroma raffigurante Sant’Elena.  Sopra i due portali laterali, si vedono gli stemmi di Pio X e Benedetto XV. A sinistra del portale centrale il Memoriale dei parrocchiani uccisi nel bombardamento aereo del 1943. L’interno, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate. L’attuale assetto dell’area presbiterale risale agli inizi degli anni Ottanta del Novecento: al centro vi è l’altare maggiore, in marmo, con dietro un Crocifisso ligneo; in posizione avanzata, invece, due amboni, dei quali quello di sinistra decorato con due bassorilievi di Italo Celli raffiguranti i quattro Evangelisti realizzati nel 2014. Gli affreschi sono stati eseguiti nel 1930 da Ettore Ballerini e rappresentano quelli nell’abside il Trionfo della Croce;  Sant’Elena tra santi Pietro, Marcellino, Castulo,Tiburzio, Stratonico e Gorgonio e  lungo la navata centrale, entro tondi, Storie della Vera croce. Lungo le navate si trovano a destra  il busto di papa Giovanni Paolo II, dono del maestro Claudio Palmieri,  un’icona con santa Franesca Romana,  del maestro Angelo Frigerio, una targa del 2014 commemorativa dei cento anni della parrocchia e un’altra targa  che ricorda la visita pastorale di papa Woytila nel 1993. In fondo alla navata si aspre la cappella del Battesimo con un affresco rappresentante il Battesimo di Gesù.

La parrocchia è stata retta quasi fin dalla sua fondazione dall’ordine religioso degli Oblati di Maria Vergine. Dal 2003 è tornata al clero diocesano di Roma.

Fonte web: https://www.diocesidiroma.it/phpenti/ente/?ID=50

Enti presenti nel territorio della Parrocchia 

A.T.A.C. S.p.A. azienda per la mobilità https://www.atac.roma.it

Casa per ferie delle Suore domenicane del Sacro Cuore di Gesù http://www.ssassunta.it

Casa di formazione delle Piccole serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri https://www.piccoleserve.it/roma/

Casa generalizia delle Missionarie figlie di S. Girolamo Emiliani

Congregazione degli Oblati di Maria Vergine

Il Venerabile Padre Pio Bruno Lanteri nacque il 12 maggio 1759 a Cuneo in una famiglia di buona tradizione cristiana. Affidato dal padre a Maria Ss.ma, egli maturerà progressivamente una forte devozione ed amore verso di Lei. A diciassette anni decise di entrare nella Certosa di Pesio, vicino Cuneo. Durante gli studi a Torino egli incontrò il sacerdote svizzero Nicholas Von Diessbach. Conobbe altresì le opere e la spiritualità dell’allora beato Alfonso Maria de’ Liguori, di cui il Von Diessbach era un grande estimatore e divulgatore. Nel 1781, all’età di ventidue anni, fu ordinato diacono e, l’anno successivo, sacerdote nella cappella dell’Immacolata Concezione di Maria a Torino.

Con Von Diessbach, ex gesuita, Lanteri fece gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio ed imparò a vivere una profonda esperienza della misericordia di Dio. A sua volta fu guida di  Esercizi spirituali, incoraggiò missioni parrocchiali e svolse un’intensa attività come direttore spirituale e confessore. In tali attività fu sempre attento a guidare le persone “alla verità nella carità”. In questo aveva ben compreso l’insegnamento di San Francesco di Sales, un altro santo di cui conosceva bene scritti e spiritualità, che lo convinsero ad un grande impegno nella valorizzazione e formazione dei laici. Infatti, fu centrale nell’apostolato lanteriano la collaborazione di alcuni gruppi composti sia da laici che da laiche, chiamati Amicizie cristiane. Questi gruppi, come altri composti da sacerdoti e chierici chiamati Amicizie Sacerdotali, erano nati dall’ispirazione di P. Von Diessbach. Le Amicizie, soprattutto quelle laicali, furono qualcosa di nuovo per i tempi.

Nel 1814, tre zelanti sacerdoti di Carignano chiesero di incontrarlo e di diventare loro guida. Padre Lanteri accettò ed affidò il gruppo alla Vergine Maria, che chiamò Fondatrice e Maestra. Così, nel 1816, gli Oblati di Maria Santissima, come allora si chiamavano, divennero congregazione diocesana. Questo piccolo gruppo, a causa di gravi ostacoli, si sciolse presto, ma Lanteri e gli altri continuarono con impegno il loro ministero. Mentre era in ritiro, egli sentì molto forte l’ispirazione a rifondare la Congregazione. Gli Oblati della Vergine Maria ricevettero l’approvazione pontificia da Leone XII l’1 settembre 1826. Padre Lanteri morì quattro anni dopo, il 5 agosto 1830.

Fonte web: https://www.omv-italia.org/chi-siamo/il-fondatore/

La figura di Padre Raffaele Melis

Targa commemorativa di Padre Raffaele Melis

Sul muro di cinta ferroviario, all’altezza della discesa di via del Mandrione sulla via Casilina, è posta una croce di travertino a ricordo del parroco Raffaele Melis, colpito dal secondo bombardamento anglo-americano sulla città di Roma del 13 agosto 1943, che colpì il trenino, pieno di rimpatriati dall’Africa, dell’allora ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone: padre Melis rimase ucciso mentre soccorreva i feriti e fu trovato con una mano che stringeva il vasetto dell’olio santo e con l’altra ferma nell’atto dell’assoluzione. Oggi il corpo di Melis, riconosciuto Servo di Dio, riposa all’interno della chiesa.

Targa ai caduti del quartiere Porta Maggiore

In via Casilina 205, sulla facciata della chiesa parrocchiale di Sant’Elena, si trova una targa commemorativa dei soldati morti durante la Prima Guerra Mondiale.

Vuoi approfondire questa risorsa? Entra nella scheda dedicata alla targa ai caduti del quartiere Porta Maggiore.

La parrocchia nella storia cinema: Roma città aperta

Presso la Chiesa di Sant’Elena e lungo il tratto di via Casilina del quartiere Pigneto sono state girate diverse scene di Roma Città Aperta di Roberto Rossellini. Una location “centrale” perché gravita attorno all’operato di Don Pietro, parroco di zona che aiuta la resistenza romana, pagando con la propria vita l’impegno nella lotta al nazifascismo.

Don Pietro è sicuramente ispirato alla figura di Don Pietro Pappagallo, sacerdote ucciso nel ’44 alle Fosse Ardeatine, ma che è un personaggio che simboleggia tutti i “parroci resistenti” del periodo, come Don Gioacchino ReyDon Morosini nonché Padre Raffaele Melis, parroco di Sant’Elena, morto sotto i bombardamenti del ’43, che viene ricordato nella targa posta in via del Mandrione.

Note sul film

Roma città aperta è un film del 1945 diretto da Roberto Rossellini ed è una delle opere più celebri e rappresentative del neorealismo cinematografico italiano. È il film che fece acquisire notorietà internazionale ad Anna Magnani (che vinse l’Oscar come attrice non protagonista nel 1946), co-protagonista insieme ad Aldo Fabrizi, qui in una delle sue interpretazioni più famose.

La storia del film ricostruisce quella vera di Teresa Gullace e Don Giuseppe Morosini, nella città “liberata” e lacerata nell’anima, impaurita dalle retate nazifasciste, la ferocia e dove alberga la fame, la borsa nera e la morte è in agguato.

È il primo film della Trilogia della guerra antifascista diretto da Rossellini, a cui seguiranno Paisà (1946) e Germania anno zero (1948). In virtù del suo grande successo, il film ha a lungo definito l’immagine dell’occupazione tedesca di Roma e della Resistenza romana nell’immaginario collettivo.

Sant’Elena

Nacque verso la metà del III secolo forse a Drepamim in Bitinia, cittadina a cui fu dato il nome di Elenopoli da parte di Costantino, in onore della madre.
Elena discendeva da umile famiglia e, secondo Sant’Ambrogio, esercitava l’ufficio di stabularia cioè locandiera con stalla per gli animali e qui conobbe Costanzo Cloro ufficiale romano, che la sposò nonostante lei fosse di grado sociale inferiore, diventando così moglie ‘morganatica’.
Nel 293 il marito Costanzo divenne ‘cesare’ e per ragioni di Stato dovette sposare Teodora, figliastra dell’imperatore Massimiano Erculeo; Elena Flavia fu allontanata dalla corte.
Il figlio Costantino, avuto da Costanzo Cloro, venne cresciuto alla corte di Diocleziano (243-313) per essere educato ad un futuro di prestigio e, una volta divenuto imperatore, Costantino richiamò presso di sé sua madre, dandole il titolo di ‘Augusta’, la ricoprì di onori, dandole libero accesso al tesoro imperiale, facendo incidere il suo nome e la sua immagine sulle monete.

A 78 anni nel 326, Elena intraprese un pellegrinaggio penitenziale nei Luoghi Santi della Palestina.
Qui si adoperò per la costruzione delle Basiliche della Natività a Betlemme e dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi, che Costantino poi ornò splendidamente.
La tradizione narra che Elena, salita sul Golgota per purificare quel sacro luogo dagli edifici pagani fatti costruire dai romani, scoprì la vera Croce di Cristo, perché il cadavere di un uomo messo a giacere su di essa ritornò miracolosamente in vita. Elena morì a circa 80 anni, assistita dal figlio, verso il 329 in un luogo non identificato; il suo corpo fu però trasportato a Roma e sepolto sulla via Labicana “ad duas lauros”, oggi Tor Pignattara; il corpo fu posto in un sarcofago di porfido e collocato in uno splendido mausoleo a forma circolare con cupola.
Fu da subito considerata una Santa e con questo titolo fu conosciuta nei secoli successivi; i pellegrini che arrivavano a Roma non omettevano di visitare anche il sepolcro di Sant’Elena, situato tangente al portico d’ingresso della Basilica dei Santi Marcellino e Pietro.

Fonte web: https://www.santiebeati.it/dettaglio/66500

Scheda (a cura di) Rita Randolfi e in collaborazione con Ecomuseo Casilino

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