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Via dei Ciclamini, Roma RM
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41.8914464, 12.5662926
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DALLA CLANDESTINITÀ ALLA SEGRETERIA DI TOGLIATTI
Gli anni tra il 1927 e il 1943 segnarono per i militanti la stretta tra la clandestinità e l’esilio, soprattutto in Francia, dove il PCd’I fu presente nella concentrazione antifascista (strinse nel 1934 un patto di unità d’azione con il PSI, mantenuto fino al 1956). Nel 1927 la direzione fu di fatto trasferita a Mosca, dove emerse il nuovo gruppo dirigente attorno a P. Togliatti. Il partito tornò sulla scena politica nazionale nel 1943, svolgendo un ruolo importante nella lotta contro il nazifascismo. La ridefinizione della linea del partito ebbe luogo a partire dal ritorno di Togliatti in Italia (marzo 1944): messa provvisoriamente da parte la pregiudiziale repubblicana, Togliatti indicò al partito l’unità antifascista come premessa di un radicamento nella società che sarebbe scaturita dalla liberazione. L’idea guida di Togliatti era che la trasformazione socialista dell’Italia non dovesse avvenire per via rivoluzionaria bensì attraverso la progressiva ascesa delle masse popolari al governo della cosa pubblica. Conseguentemente il PCI fece parte dei governi dell’Italia democratica fin dal Regno del Sud e, dopo la liberazione, partecipò alla ricostruzione economica e politica ed estese la sua influenza nella società attraverso una capillare rete di sezioni territoriali; ebbe una cospicua presenza nella maggiore organizzazione sindacale ( CGIL), dispose di un diffuso organo di stampa (l’Unità), e fu costantemente presente negli enti locali. Escluso dal governo, insieme con il PSI, nel 1947, il PCI costituì da allora la maggiore forza politica di opposizione. La denuncia dello stalinismo operata da Chrusčëv nel XX congresso del PCUS e l’invasione sovietica dell’Ungheria (1956) costrinsero il PCI a un’ampia riflessione sulla propria strategia e sul socialismo realizzato: nell’VIII congresso ( 1956) il partito iniziò a prendere le distanze dall’unitarismo di stampo sovietico prevalente nel movimento comunismo mondiale, accentuando sul piano della politica interna gli aspetti democratici e gradualisti già presenti nell’elaborazione togliattiana (“via italiana al socialismo”).
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